“Scrivere sui muri dei luoghi di culto e su edifici storicamente importanti o con un reale valore artistico non va bene. Conoscete i vostri nemici, stupidi! I piccioni a New York sanno mirare alla testa George Washington".
Dietro il nome d'arte di Phase II si nasconde quello di Michael Lawrence Marrow (alias Lonny Wood), uomo e artista scomparso nel dicembre del 2019 troppo prematuramente: sebbene le fonti non siano molte e non abbiano raggiunto uno share notevole al pari di altri eventi, sembra che sia mancato a causa di una malattia inesorabile che andava avanti da tempo. Molti rapper ed artisti si sono raccolti attorno al lutto, per ricordare uno dei pionieri più importanti della Cultura Hiphop e della disciplina del Writing.
Il Wrinting è stato un fenomeno nato probabilmente da una volontà di ritorno alla pittura, in un’epoca post-moderna e che ha dato molta importanza all’individualismo contestatore entro una società solo d’apparenza prospera. Soprattutto nei ghetti, si comincia così a scrivere compulsivamente il proprio nome, appropriandosi, in un certo senso, della città e favorendo inoltre il rispetto reciproco tra i coinvolti nei cosiddetti "blocchi", i quartieri. Gli strumenti a disposizione sono facili da reperire: semplicemente sono tutt'al più marker e bombolette spray.
Forse qualcuno ricorderà il film intitolato “Wild Style” (1984) dedicato alla disciplina di questa tendenza artistica giovanile e dirompente nata a New York negli anni '70. Il termine "Wild Style", nel lessico tecnico, concerne la piena consapevolezza e la maestria che un writer raggiunge dopo lunghi stadi di bozzetti, rassegna di vari stili basici che necessariamente deve conoscere, prove e ricerca del proprio stile unico. Una libertà insomma che si concretizza in uno stile padroneggiato al massimo delle proprie capacità, distintivo la personalità di chi graffita e percorso della sua ricerca soggettiva all’interno della sua arte e percezione.
Se si osservano i lavori di Phase, si nota spiccatamente un progressivo inspessimento della lettera: da uno "scheletro" basico e dagli angoli morbidi della lettera, denominato nel codice del Writing stick, si altera la forma fino al risultato voluto.
Phase II arrivare a fondare uno degli stili ormai fondamentali della disciplina: il cosiddetto Bubble Style.
Il Bubble Style è uno stile che rende rotonde, gonfie, sinuose e dilatate le lettere scelte. Probabilmente è stata l'esasperazione di rigonfiare esageratamente le lettere, tratto dal Bubble Style, a far arrivare al proprio "Wild Style" Phase II successivamente. In una foto allegata vi è un lavoro presentato alla “Urban art Biennale”, esibizione al World Culturale Heritage in un’industria siderurgica a Volklingen (Germania), nel 2013. Lo stile è notevolmente complesso. Interessante infatti è notare l'evoluzione dell'iniziale "P": si osserva la ricerca continua di gonfiare la lettera e slanciarla, per arrivare all'effetto personale desiderato. Anche l’outline (linea di contorno che unisce e rende omogenea la parola scelta) si caratterizza da schizzi e bolle che danno dinamicità e contiene incorniciandole le lettere in continuo stravolgimento. Non solo Phase II ma anche Superkool a23 ha il suo merito nell’evoluzione e ideazione di stili che partono dallo stick, sviluppando il Softie Style. I due maestri si pongono in contrapposizione a coloro che preferiscono invece partire dallo stile basico e aguzzo del bar, base per sviluppare, al contrario, elementi squadrati e spigolosi in opposizione agli stili cosiddetti "morbidi".
Oltre il muro, un luogo favorevole, esteso e facilmente disponibile in città, si vedono spesso i pezzi di Phase II sui treni: questo era uno modo per veicolare il nome in città rapidamente. La città e i suoi elementi sono ossessivamente presenti non solo nei supporti fisici delle opere d'arte, ma anche nella tradizione onomastica dei writer, tuttavia ora abbastanza desueta: accostare il proprio pseudonimo ad un numero. Il 21 luglio 1971 esce un articolo di giornale nel quale si parla di Taki 183, un writer che inizia a riempire New York di tag con il proprio nome: la cifra si riferiva al numero civico della sua abitazione.
Per Phase II non vi è un'etimologia certa del nome e della sua vita privata non si sa molto. Tuttavia, egli è stato una figura importante per il mondo dei graffiti, oggi di gran lunga accettati ma perennemente in bilico tra il legale e l'illegale.
Ma forse è proprio questa instabilità continua che stimola l'Hiphop, le sue discipline e i suoi seguaci ad esistere e a combattere le proprie battaglie.
Grazie Phase II.
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